MATTEO MEZZADRI
IL GIARDINIO DI ARTEMISIA
a cura di Matteo Pacini
12/26 APRILE 2024
VERNISSAGE
GIOVEDI’ 11 APRILE 2024, ORE 18:30
FABBRICA DEL VAPORE
Via Giulio Cesare Procaccini 4, Milano
Giovedì 11 aprile alle ore 18.30, alla presenza della dirigente del Servizio Case Museo e Progetti Speciali del Comune di Milano Maria Fratelli e in occasione del Milano Art Week, sarà presentato presso lo spazio Cattedrale della Fabbrica del Vapore a Milano, “Il Giardino di Artemisia”, nuova installazione realizzata dell’artista Matteo Mezzadri, con la curatela di Matteo Pacini, la collaborazione di Jessica De Simone e prodotta da Art&Co, ARTantide Gallery di Verona e Movimento Arte Etica.
“Il giardino di Artemisia” affronta il tema della disparità di genere riportando l’attenzione su un episodio storico che finirà per avere molte ripercussioni sulla condizione di sfavore delle donne nella società, tema ancora oggi drammaticamente attuale. Si tratta della causa intentata nel 1612 dalla pittrice Artemisia Gentileschi a carico di Agostino Tassi, passato alla storia come il primo processo per stupro del quale si conservi memoria scritta attraverso le registrazioni processuali.
“Le donne sono il filo conduttore a cui Fabbrica del Vapore dedica quest'anno molte delle sue attività. La parità di genere è infatti termometro di ogni democrazia. Femminicidi, mancanza di equità salariale, disoccupazione femminile, sono sintomi di un malessere che deve essere volto altrimenti in un benessere sociale diffuso.
Anche nell'ambito di Vapore d'estate, di Art e Design week non mancano quindi affondi su un tema che deve essere pervasivo. L'opera di Mezzadri si presenta come soglia e tessuto connettivo tra i diversi palinsesti che caratterizzano il mese di Aprile in Fabbrica del Vapore. Ben venga il suo contributo, come il dipinto di Crespi “Revolution is woman”, è un utile contributo, perché che i maschi siano portavoce di un bisogno di parità è parte indispensabile del cambiamento”.
Maria Fratelli
Dirigente del Servizio Case Museo e Progetti Speciali del Comune di Milano
IL GIARDINO DI ARTEMISIA
Testo di Matteo Pacini
“Non vi è, nell’ambito della gestione della città, alcuna occupazione che sia propria della donna perché è una donna, né dell’uomo perché è un uomo: le doti naturali sono parimenti disseminate in entrambe queste forme di vita”.
Platone, La Repubblica, V libro, IV sec. A.C
Quasi 2.550 anni dopo questa affermazione di Platone le disuguaglianze di genere perdurano in famiglia, nel mondo del lavoro e a livello di retribuzioni, nelle posizioni dirigenziali e nella partecipazione alla vita politica e istituzionale. Matteo Mezzadri riflette sul mancato raggiungimento della parità di genere come sintomo di un atavico e perseverante malessere sociale ispirandosi a un episodio storico che finirà per avere molte ripercussioni sulla condizione di sfavore delle donne nella società, tanto da far parlare di sé ancora oggi che il tema persiste drammaticamente attuale.
Si tratta della causa intentata nel 1612 dalla pittrice Artemisia Gentileschi a carico di Agostino Tassi, nominato suo maestro di pittura dal padre Orazio Gentileschi dopo che l’Accademia dei pittori di Roma ne respinse la candidatura in quanto donna e passato alla storia come il primo processo per stupro del quale si conservi memoria scritta. Artemisia passò la vita combattendo per affermare la propria libertà di espressione in un mondo che lasciava pochissimo spazio alle donne, soprattutto in ambito artistico, e denunciare pubblicamente il proprio violentatore fu un atto di grande coraggio che, come ancora oggi troppo spesso accade, la vide salire sul palco degli imputati con l’accusa di aver tenuto atteggiamenti provocatori nei confronti dell’accusato.
Fu sottoposta alla «tortura della Sibilla», cosiddetta perché, secondo la legislatura di allora, attraverso essa si credeva di ottenere la verità mentre le venivano spezzate le dita delle mani durante l’interrogatorio. Artemisia non ritrattò mai, “È vero, è vero, è vero” è l’urlo di dolore registrato presso l’Archivio di Stato di Roma che Artemisia rivolse all’accusato dando prova della veridicità delle sue accuse. Sebbene condannato all’esilio, il Tassi non lasciò mai Roma grazie alla sua posizione, a differenza di Artemisia che fu costretta a farlo a causa del clamore del processo, ma la sua coraggiosa denuncia rimase nella storia come il primo vero atto di ribellione nei confronti della soffocante cultura patriarcale.
Nel misurarsi con il complesso argomento, soprattutto in quanto affrontato da un uomo, Mezzadri si avvale di materiali, linguaggio e grammatica visiva tipici della sua poetica: nessuna citazione didascalica o narrativa quindi, ma un’evocazione sotto traccia che mette in dialogo, o meglio, in conflitto i materiali e le geometrie strutturali che danno forma all’installazione. Il grande cubo di mattoni cotti, severo e assoluto, nasconde e reclude qualcosa al suo interno con la scusa di proteggerlo; è il paradigma di un sistema di potere e convenzioni sociali rigide, immodificabili, un meccanismo decodificato da uomini a vantaggio degli uomini che per troppo tempo non ha lasciato spazio alle donne di affermare la propria libertà e dignità di esseri umani.
“La terra cruda e fertile che riempie i fori dei mattoni simboleggia lo spirito continuo di adattamento delle donne nel mondo e nelle varie epoche storiche, un adattamento agli infimi spazi interstiziali lasciati dagli uomini, ma sfruttati con straordinaria e feconda capacità creativa” sostiene l’artista, per il quale Il giardino di Artemisia simboleggia la resilienza, la continua rinascita che parte dal basso come tutte le più grandi rivoluzioni nella storia dell’umanità. Una rottura dello schema che stravolge lo spazio fisico e, come nel caso di Artemisia, anche quello storico.
per info: elenamaria.conenna@comune.milano.it
press@matteomezzadri.com